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Mario Gabriele presenta A rose sott'o cuappidde

Si intitola “A rose sòtt’o cuappidde” la nuova raccolta poetica di Mario Gabriele, pietra miliare del locale Centro Studi sui dialetti Apulo Baresi. “Non provate a chiamarla fatica letteraria perché non ho faticato per nulla, anzi mi sono divertito” ha ammonito l’autore, durante la conferenza stampa convocata lo scorso 26 aprile, presso Yes We Radio.

Ma se “fatica letteraria” risulterebbe un’espressione impropria, “divertissement” appare piuttosto riduttiva e non renderebbe giustizia al lavoro di ricerca meticoloso e sopraffine ivi contenuto.  La particolarità dell’opera, invece, risiede proprio in questo ovvero nella capacità di giocare con la lingua sia a livello etimologico che stilistico e pervenire a risultati letterari degni di nota, tra cui la creazione di diversi neologismi. Il percorso di ricerca scaturisce dall’osservazione di oggetti semplici attinti dal quotidiano,  ma privati nel tempo del loro significato intrinseco. Il compito del poeta diventa, dunque, quello di recuperare questo significato. L’immagine più consona è quella crepuscolare di una vecchia soffitta ricca di oggetti impolverati in cui si introduce il nostro autore, liberandoli uno ad uno di quella patina di polvere sedimentatasi nel corso del tempo.

“Inizialmente ho pensato che il sottotitolo ‘cetrànghele’ fosse l’ennesimo tentativo di Mario, di sottovalutare il suo lavoro, invece poi ho compreso come l’attenzione dell’opera si focalizzi proprio sugli oggetti senza più valore” ha precisato, nel commentare il testo, il prof. Giovanni Laera, docente presso il dipartimento di italianistica e dialettologia dell’Università di Bari nonché membro del Centro Studi.

Il ritorno di Gabriele all’antologia poetica, dopo 5 anni da “Appecciamele arrét”, si caratterizza per la scelta di una poesia civile ma che non esclude la dimensione comunitaria, come testimonia la presenza costante di numerose personalità nocesi, dedicatarie di alcuni componimenti. L’intento è quello di fare della poesia un baluardo, rappresentato simbolicamente dalla rosa, contro la corruzione morale e linguistica dei tempi e la contestuale morte delle ideologie.  Il linguaggio assume per questo toni veementi che Laera ha volutamente paragonato per vigore e asprezza alle Rime Petrose dantesche.

Le 20 poesie racchiuse nell’antologia saranno svelate al pubblico il prossimo 6 maggio presso il Chiostro delle Clarisse. La serata si comporrà di un reading letterario (con interventi di Antonio Natile e Francesco Galassi) e di una parte musicale a cura di Gianni Pinto. 

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